Negli ultimi anni vi sarà capitato di sentire parlare su tutti i media di questi maledetti troll.
Fino a qualche mese fa maleducati, infami, sabotatori. Oggi sadici, psicopatici, machiavellici e narcisisti grazie al famoso studio canadese sulla personalità dei troll.
In realtà gli studi sono stati due, riuniti in un unico paper, e hanno analizzato un campione di 1215 persone reclutate online e pagate per rispondere a dei questionari. Quindi non è uno studio sui troll, ma uno studio sulla percezione del trolling che hanno gli utenti e sulle sensazioni che li hanno portati a scrivere un determinato tipo di commenti.
Una ricerca senza dubbio impeccabile, ma perché a differenza delle altre ha trovato tanta risonanza mediatica?
Attenzione: per tanta risonanza mediatica intendo dire che questo studio (pubblicato a febbraio) è stato riportato, in circa 100 giorni di monitoraggio (17 luglio/27 ottobre) più di 30 volte su vari siti di informazione. Quasi un articolo ogni tre giorni per ricordarci che la rete è piena di persone spregevoli. E’ stato riportato sui principali siti di informazione (Repubblica, La Stampa, Il Post, Wired) in cui nessun giornalista si è chiesto se fosse poi tutto oro colato questo studio.
Partendo dal presupposto che se possiamo studiare un singolo utente preso a caso per “determinare quanto quella persona fosse interessata a comportarsi da troll“, è anche vero che non abbiamo dimostrato che le personalità dei troll siano necessariamente e solamente circoscrivibili a quelle quattro tipologie. O meglio, si è definito comportamento da troll il cyberbullismo, tuttalpiù l’hating, e da questo sono stati fatti studi su di un migliaio di utenti che hanno voluto compilare dei questionari per ricevere un compenso, non su un migliaio di sedicenti troll. CONTINUA A LEGGERE TRANELLI